Il miele è un regalo della natura che, grazie a ben oltre 200 principi attivi, ha trovato e trova ampio utilizzo nella cura e nella prevenzione di numerose situazioni sanitarie e, pertanto, spesso rappresenta un rimedio di prima scelta nella pratica dell’arte pediatrica.
Questa vera e propria manna ha solo un piccolo limite, perché, pur non essendo assolutamente gradito dai microrganismi in generale, il miele può essere contaminato nel 5-10% dei campioni da spore di Clostridium botulinum e il lattante, ingerendolo può sviluppare un botulismo infantile, che è raro nei primi 6 mesi, praticamente inesistente dopo i 12 mesi.
Il motivo risiede principalmente nel fatto che il microbiota intestinale umano dei lattanti non è ancora sufficientemente complesso da prevenire la colonizzazione delle spore dei clostridi.
La maggiore incidenza si registra verso l’inizio dello svezzamento.
La storia del botulismo infantile inizia con l’ingestione delle spore o direttamente dal miele o da polveri ambientali, che superano facilmente la barriera gastrice, e una volta nell’intestino germinano e vi producono le tossine.
Queste tossine poi sono assorbite attraverso la mucosa intestinale e, raggiungendo le terminazioni neuromuscolari provocano un paralisi flaccida che procede dalla testa verso i piedi e una disfunzione del sistema nervoso autonomo (con fluttuazioni della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa, una midriasi, secchezza delle mucose, lacrimazione ridotta, stipsi e ritenzione urinaria).